Centro Napoletano di Psicoanalisi

FAUSTA FERRARO

Immagino un paese: tracce freudiane intorno al lavoro della civiltà. (kulturarbeit)

Nella lezione 31ma, Scomposizione della personalità psichica, Freud afferma: “I contorni lineari come quelli del nostro disegno o della pittura primitiva non sono in grado di rendere la natura dello psichico; servirebbero piuttosto aree cromatiche sfumanti l’una nell’altra come si trovano nella pittura moderna. Dopo aver distinto, dobbiamo lasciar confluire di nuovo assieme quanto è stato separato.” Nella conclusione di questo scritto ritroviamo la famosa asserzione: Dove era l’Es l’Io deve addivenire. E’una opera di civiltà come il prosciugamento dello Zuiderzee.1” Già qualche pagina prima: “Consentitemi di addurre un paragone “immagino un paese con una conformazione del suolo varia –terreno collinoso, pianura e una catena di laghi- e con popolazione mista: vi abitano tedeschi magiari e slovacchi i quali per lo più svolgono attività diverse. Ora la ripartizione potrebbe essere tale per cui i tedeschi che sono allevatori di bestiame, abitano nel terreno collinoso; i magiari che coltivano i cereali e la vite in quello pianeggiante e gli slovacchi, che praticano la pesca e intrecciano vimini, sui laghi. Se questa ripartizione corrispondesse ad un taglio netto, un Wilson2 ne sarebbe deliziato, e pensate come sarebbe comodo a scuola per l’ora di geografia. E’ verosimile invece che se vi mettiate in viaggio per la regione troviate meno ordine e più mescolanza. […] in conclusione, l’immagine del paese che vi siete portata appresso può corrispondere nell’insieme; nei dettagli dovrete tollerare alcune discordanze. (1932, pag.184,185)

La rilevanza dell’intero scritto risiede nel suo racchiudere, in forma concisa, una rappresentazione della “personalità psichica” nota come seconda topica perché riformula una prima raffigurazione dell’apparato psichico articolata in province. Ma ciò che lo rende particolarmente perspicuo, per noi, è che il brano conclusivo convochi la trasformazione dell’Es in Io come meta e orizzonte sia della cura analitica che del lavoro della civiltà.3 Potremmo dire, con Assoun (1993) che il movimento di scoperta clinico e di teorizzazione metapsicologica incontra la questione del legame sociale in accordo con quella tensione costante rintracciabile in Freud a evitare la “galera terapeutica incoraggiando la via del largo”4.

L’interesse per le scienze umane più che un movimento espansivo della psicoanalisi si radica in quella attrazione per gli enigmi5 del mondo che, ab origine, da ginnasiale, come si evince dall’Autobiografia, hanno orientato il pensiero freudiano. Nel dibattito mai sopito sul posizionamento della psicoanalisi tra scienze naturali o scienze dello spirito la opzione per scienza di confine (Lavagetto 1985, Bodei 2001) potrebbe costituire non tanto una soluzione assertivamente

1 Si confronti il recente volume di R. Contardi (2023).

2 Ironia della sorte, vi è un altro Wilson E.O. (2016) che ha proposto di riservare alle regioni selvagge la metà della terra per interrompere il ritmo di estinzione delle specie viventi (in Zagrebelsky 2017)

3  Sulla distinzione tra cultura e civilizzazione, che Freud rifiuta, vi è un ampio dibattito. Pirillo (1993), Contardi (1999), Donnet e Zaltman (in ultimo dialogo all’Unesco del 2002).

4  Non esercizio di estensione con mire egemoniche ma insito in definizione di psicoanalisi (1922) come procedimento per l’indagine dei processi inconsci aperto a tutte le produzioni simboliche umane: uso linguistico mitologia e folklore.

La psicoanalisi è nata come terapia ma non è questa la ragione per cui ho inteso raccomandarla al vostro interesse, bensì per il suo contenuto di verità, per quanto ci insegna su ciò che all’uomo sta a cuore al di sopra di ogni altra cosa-la sua stessa essenza- e per le connessioni che mette in luce tra le più diverse attività umane”.

5  La dimensione dell’enigma alla base della identificazione di Freud con Edipo risolutore di enigmi per salvare la città infestata dalla peste