Primo Progetto del Gruppo di lavoro SPI ‘Psicoanalisi e Periferie – Sud’
Annamaria Catanzaro
Per la prima volta la SPI giunge in Calabria, a Cosenza, con la diretta rappresentanza dell’Esecutivo Nazionale nella persona del Vice-Segretario Prof. Nicolino Rossi .
Ne sono lietissima ed onorata e certamente anche emozionata per questa importante occasione che interessa la mia città, ma anche tutto il territorio del Sud Italia.
Mi fa molto piacere condividere con tutti Voi la realizzazione di un desiderio, direi quasi un sogno di antica data e i sogni, come tutti sappiamo, hanno sempre la loro rilevanza: poter dialogare con il pensiero e le prassi psicoanalitiche direttamente con i colleghi dei servizi del territorio e sui nostri territori.
Prima di passare ad illustrarvi il Progetto Sud vorrei proporvi solo poche mie riflessioni in merito alla disciplina psicoanalitica che pratico da diversi anni.
Disciplina psicoanalitica che ha fatto un lungo cammino nel tempo, come è naturale e corretto faccia ogni disciplina scientifica, proseguendo giorno dopo giorno nella ricerca sia teorica che clinica, seguendo in ciò l’esempio di Freud che ha continuato nella ricerca, fino alla fine della sua vita, come la mole dei suoi scritti offre testimonianza.
Viviamo oggi in un periodo storico in cui, sappiamo bene, prevale la superficialità nei rapporti umani; un essere come continuamente spinti a doverci muovere, a dover fare, a dover agire.
Certamente siamo stimolati e sedotti anche dalle tante possibilità che le nostre organizzazioni tecnologicamente avanzate ci offrono, ma senza aver poi il tempo dell’ Ascolto, di un vero ascolto di noi stessi e dell’altro, con i tempi necessari, tempi specifici di elaborazione e sedimentazione propri della specie umana, catturati invece nella superfice della immagine nostra e dell’altro.
Freud ci ha rimandato un modello complesso della mente umana, fra istanze consce, preconsce e soprattutto inconsce.
Un modello che applicato ai nostri pazienti, singoli o gruppi che siano, non può prescindere, all’interno di setting precisi per cadenze e durata, dall’ ascolto dell’analista che si configura come ‘pieno e profondo‘ e per un tempo del lavoro analitico che acquista via via tutta la sua importanza, tanto da non essere inquadrabile o definibile a priori.
Solo recuperando i nostri tempi ‘umani’, non superficializzati o meccanizzati, solo sintonizzandoci sul tempo del paziente, di quello specifico paziente, la complessità della mente potrà apparire ed il mondo interno avrà la possibilità di emergere nella sua veridicità e sofferenza, per provare ad essere via via dipanato, nei mille fili dolorosamente intrecciati.
Torno ora allo specifico del mio intervento per presentarvi il Gruppo di lavoro Sud, rispetto soprattutto alla sua organizzazione ed alle finalità che si propone, e per invitarvi, se vorrete, ad una collaborazione con il Gruppo Sud e con la SPI, nella creazione di una rete di operatori, liberi professionisti, associazioni e quanti interessati al progetto di lavoro.
Il Gruppo di lavoro Sud nasce da una visione inclusiva e democratica da parte dell’ Esecutivo della SPI, a partire dal Presidente Sarantis Thanopulos.
La SPI, già peraltro promotrice del Manifesto della Salute Mentale per come appena illustrato dal Prof Rossi, a partire dall’ elezione del nuovo Esecutivo avvenuto circa un anno fa, ha voluto costituire tre gruppi di lavoro: il Gruppo Sud , Centro e Nord per una migliore distribuzione della cultura e della cura psicoanalitica in tutto il territorio nazionale .
Il Gruppo di lavoro Psicoanalisi e Periferie Sud si propone di portare avanti questo obiettivo per il territorio del Sud Italia attraverso il dialogo con le altre discipline, a partire da quelle sanitarie, come il convegno di oggi dimostra, fino a quelle più ampiamente culturali, attraverso collaborazione e scambi con chi è affine alle nostre impostazioni e condivide il nostro lavoro o con chi ha comunque solo il desiderio e la curiosità di confrontarsi.
Partiamo dal presupposto che le nostre categorie mentali abitano spesso sentieri divisivi che tendono a disarticolare fenomeni unitari e ad irrigidire dualismi, come può accadere per esempio nel nostro ambito lavorativo per discipline come la psicoanalisi e la psichiatria, la psichiatria e la psicologia, la psicoterapia e la psichiatria, ecc.
Elementi divisivi secondo gerarchie di valori che si possono creare anche in altri ambiti, vedi sul terreno delle appartenenze geografiche, fra le aree per esempio del Centro e del Nord Italia, che dispongono di maggiore ricchezza e strutture, e le nostre aree, cosiddette periferiche, del Sud Italia.
Tali elementi divisivi ci fanno correre il rischio di perdere gli spazi intermedi, liminari, le varie intersezioni, fonti invece di grandi possibilità e creatività.
Una movimentazione fra le diverse discipline e fra gli stessi confini geografici può far si che le ‘cosiddette aree periferiche’, possano diventare laboratori del nuovo e teatri di frontiera, attenuando i blocchi che le hanno generate.
Tornando allo specifico della costituzione dei gruppi di lavoro abbiamo quindi un gruppo di lavoro per il Centro Italia che comprende le regioni Abbruzzo, Marche ed Umbria; un gruppo per il Nord per le regioni Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e l’area del veronese e il nostro gruppo Sud che comprende le regioni Basilicata, Calabria, Molise e Puglia che coprono complessivamente una estensione territoriale molto più estesa rispetto ai territori indicati del Centro e del Nord.
Come tutti ben sappiamo, il pensiero e le prassi psicoanalitiche si sono ampiamente diffuse al Nord e al Centro Italia, ad esclusione di qualche piccola aree, per come vi elencavo sopra, mentre lo sviluppo al Sud della cultura e della cura psicoanalitica ha sempre stentato a svilupparsi, tanto che in Calabria abbiamo un numero molto limitato di psicoanalisti, da non poter far confronti col numero degli analisi presenti al Centro ed al Nord Italia, considerato che in Calabria e in Puglia sono presenti rispettivamente 4 psicoanalisti ed in Abbruzzo e Molise addirittura nessuno !
Certamente sappiamo che il Sud sconta difficoltà logistiche per decentramento ed insufficienza dei collegamenti dai luoghi di formazione che prevalentemente sono al Centro o al Nord, per la SPI a Roma e Milano, a fronte comunque anche dell’impegno specifico che una formazione psicoanalitica comporta, attestandosi tutto il percorso formativo da un minimo di 6 anni, difficile a volte da tenere, agli 8 anni circa.
Giusto per inciso ricordo, per chi non ne fosse a conoscenza, che la formazione psicoanalitica prevede infatti, quale necessario requisito, oltre alla frequenza dei corsi teorici della durata di 4 anni, una analisi personale con un’analista didatta, che deve iniziare a monte dei corsi teorici, almeno 1 o 2 anni prima. Solo ad analisi iniziata e dopo una prima valutazione di una commissione scientifica si potrà accedere ai 4 anni di corso, continuando comunque la propria analisi personale fino a che non sarà conclusa.
Voglio anche dire, d’altra parte, come molti analisti, che vivono e lavorano da tempo al Centro ed al Nord Italia, sono di origini meridionali, secondo quella emigrazione che, come tutti sappiamo, coinvolge anche molti intellettuali e professionisti del Sud.
Tornando alla organizzazione dei gruppi di lavoro ogni gruppo è formato da 5 componenti uno dei quali svolge anche la funzione di coordinatore del gruppo e referente con l’Esecutivo, ruolo che ho l’onore e l’onere di svolgere per il gruppo Sud.
Il partecipanti al gruppo che sono tutti presenti oggi in sala, con l’eccezione della Dottoressa Fausta Ferraro, di Napoli, impegnata su altri eventi già precedentemente calendarizzati, sono il Dottor Claudio Auletta di Bari , la Dottoressa Sandra Isgrò di Reggio Calabria, la Dottoressa Maria Stanzione di Napoli e la sottoscritta. Abbiamo anche fra i relatori la Dottoressa Silvana Lombardi, Presidente del CNP che insieme alla Presidente del CPdS Dottoressa Diletta La Torre collaborano al Gruppo Sud.
Gli strumenti che il gruppo vuole utilizzare per portare avanti gli obiettivi, per come appena indicati, saranno di diverso tipo, a partire da giornate di studio, seminari, convegni, corsi di aggiornamento, collaborazioni con servizi clinici di vario tipo, associazioni culturali, cooperative sociali, scuole, università, ecc.
Abbiamo finora individuato 3 progettualità, che si svolgeranno nelle varie regioni del Sud .
La prima è Il Convegno di oggi che ha voluto inaugurare tutta la progettualità; la seconda sarà un convegno a Matera sul tema del paesaggio di cui si sta occupando la dottoressa Stanzione. Si svolgerà in collaborazione con l’Università di Matera, nella prossima primavera 2023, secondo un interscambio e dialogo fra varie professionalità: psicoanalisti, antropologi, filologi, geografi, urbanisti, ecc.; il terzo evento avrà invece come tema Il Mito e la Bellezza nel desiderio di recuperare il grandissimo patrimonio museale della Magna Grecia, secondo una progettualità che vorremmo fosse itinerante.
E’ questo un progetto ancora tutto in via di definizione, per ora abbiamo contatti con il Museo Archeologico di Taranto, contatti che sta seguendo il dottor Auletta, e con il Museo di Reggio Calabria, progetto seguito invece dalla dottoressa Isgrò, ma cercheremo di interessare anche il Museo archeologico di Sibari e quanti altri Musei del Sud vorranno collaborare.
Ritorno infine, per come vi dicevo, a questo primo Convegno, perché ritengo importante informarvi, anche se molto brevemente, sulla cornice in cui è nato e si è sviluppato.
Ritengo abbiano concorso 3 elementi sostanziali:
- Le estensioni della psicoanalisi, estensioni che ho sempre utilizzato nella mia pratica professionale nel servizio pubblico, dove ho lavorato continuativamente a partire dai primi servizi psichiatrici istituiti con la 180 ed a seguire poi presso l’UO di NPI dell’Asl di Cosenza intitolata, non a caso, al dottor Giuseppe De Santis, NPI, cultore ante-litteram per il Sud, della psicanalisi.
L’U. O. ‘G. De Santis’, unico Servizio nella provincia di Cosenza e a quanto mi risulta nella Calabria, ha sempre utilizzato le teorizzazioni e i setting analitici adattandoli al contesto specifico del Servizio; utilizzando per vari anni supervisioni cliniche psicoanalitiche rivolte a tutta l’equipe degli operatori, così da aver mantenuto, negli anni, una corretta professionalità ed una ottima collaborazione di equipe.
Purtroppo la estrema riduzione del personale per collocazione a riposo, senza nuove assunzioni, sta facendo via via perdere tutta la memoria storica acquisita in 40 anni di lavoro ed esperienze e questo, io credo, è uno dei problemi più gravi a cui tutti stiamo assistendo più o meno inermi, su cui sarebbe assolutamente necessario riflettere e provvedere, anche per responsabilità verso la generazione futura.
Permettetemi a tal proposito di ricordare, non a caso, un amministratore illuminato e responsabile del tempo, Giovanni Dieni, che con molta semplicità, fattività e determinazione rese operativa la legge 180, istituendo pienamente, su tutto il territorio provinciale di Cosenza, i servizi psichiatrici, per come la legge aveva previsto.
- da un primo momento di analisi e successivo confronto che ho voluto effettuare con le realtà territoriali, sostenuta in questo dalle discussioni all’interno del gruppo di lavoro Sud.
Da tali confronti con diversi operatori sono emersi, da subito, le enormi problematicità in cui versa la sanità pubblica e nello specifico i servizi psichiatrici, a partire dalle difficoltà o impossibilità di accedere alle risorse economiche, ormai assolutamente insufficienti, fino al grandissimo problema posto dalla carenza del personale.
La parola ‘Solitudini’, declinata al plurale, che risuona nel titolo del Convegno, preceduta dall’avverbio ‘oltre’ quale elemento di speranza, proviene proprio dai vissuti dei tanti operatori che ho incontrato in questo ultimo periodo.
3) Infine, ma non meno importante degli altri, dalla disponibilità alla collaborazione ed all’ avvio del Progetto di alcuni operatori pubblici, fra cui in particolare il direttore dottor Buccomino, la dottoressa Volpeintesta, la dottoressa Mazza , il Dottor Marchese.
Voglio comunque precisare che non è stato facile mettere insieme queste possibilità e far decollare l’evento che peraltro, proprio per la urgenza di cui ho appena detto , si è voluto programmare in tempi piuttosto brevi pur nella consapevolezza che si sarebbero potute incontrare alcune difficoltà nell’ organizzazione anche per la mancanza di una rete di scambi e progettualità sulla sanità pubblica.
L’importante era di non lasciar passare altro tempo, di dare inizio al nostro progetto nonostante tutto, dando avvio ad un primo confronto e scambio con tutte le professionalità che sono oggi in sala, confronto e scambio a cui invito tutti voi negli spazi dei dibattiti.
Forse proprio la costruzione di una rete, in uno scambio professionale e culturale allargato, aiuterà a far nascere elementi innovativi anche nella gestione e nella cura della Salute Mentale.